Sabato 21 giugno
Dopo una lunga e faticosissima preparazione sotto un sole cocente siamo finalmente riusciti a mollare gli ormeggi. È stato provvidenziale l’intervento di un simpatico ragazzo, Matteo, di servizio nel porticciolo di Villa Rubin che si è offerto spontaneamente di aiutarci facendo ripartire il motore su cui avevamo perso ogni speranza fino a lunedì. Quindi alle ore 18.30 siamo riusciti a mollare gli ormeggi.
Calma di vento, partenza a motore.
Concordemente l’equipaggio decide di proseguire fino all’isola di Vestar dove diamo ancora su un fondale di 3 mt a noi ben noto. Facciamo il bagno approfittando dell’ultimo sole della giornata che si accinge a tramontare dietro il campanile di Rovigno.
Carmelo dopo una perlustrazione del moletto a nuoto dail via libera per portare una cima a terra e attraccare al moletto stesso. L’equipaggio pertanto scende a terra e prepara tra gli scogli una ricca cenetta che viene consumata di fronte a un romantico tramonto. Tornati in barca ci filiamo a doppino a distanza di sicurezza e si prepara ad affrontare la prima notte in barca.
i comandanti Gianni e Carmelo al moletto di Vestar
Domenica 22 giugno
Primo giorno d’estate.
Sveglia nella baia di Vestar, siamo soli, padroni dell’isola, ormeggiati a distanza di sicurezza dal moletto, con ancora a poppa.
Giornata calda, pressione in salita, 1024 mbar.
Bagno stupendo, ricca colazione a terra.
la prima colazione
Leviamo gli ormeggi alle ore 10.30 con brezza da sud-ovest forza 2-3. Rotta per l’isola Gustina, poi per l’isolotto di Porec. Andatura al lasco. Percorriamo 12 miglia in cinque ore. A Brioni ci molla il vento. Ricco pasto, facciamo saltare la pasta avanzata a bordo. Raggiungiamo Pola a motore tra vecchie strutture militari diroccate, resti di cantieri navali arrugginiti, un enorme cantiere in funzione. Sullo sfondo il bellissimo anfiteatro romano. Facciamo benzina e molliamo la spazzatura. Ripartiamo a motore per 45 minuti (esterno vecchio molo).
Alziamo le vele. Fine vento, ripartiamo a motore, ore 17.05. rotta verso sud in cerca di una cala per passare la notte. Superata Pola, spiagge molto affollate e costa molto urbanizzata, è domenica, molta gente in giro a fare il bagno.
A 5 miglia a sud di Pola la costa torna ad essere selvaggia, coperta da un manto di macchia mediterranea e meno frequentata. Ci infiliamo nella cala del Piccolo Olmo, Valmižeja, dove si attardano le ultime imbarcazioni dei diportisti della domenica, molto zozzoni.
Alle 18.30 diamo ancore in 3 mt d’acqua, in una stretta insenatura. Paola a nuoto porta una cima a terra, risale scogli acuminati e si inoltra in una boscaglia spinosissima, dando volta alla cima d’ormeggio su un arbusto di mirto. Si tonneggia e delicatamente Ginevra viene portata a mezzo metro dalla scogliera e viene data una seconda ancora a poppa. Il mare è piatto, vento da terra.
L’equipaggio fa una prova di sbarco dall’esito negativo. La scogliera è poco accogliente. Si salpa la seconda ancora, si molla la cima e si torna alla ruota. Come d’incanto la baia si è spopolata di tutti i diportisti della domenica. Rimaniamo soli e ci gustiamo un gradevolissimo bagno mentre branchi di occhiate ci nuotano attorno. Ci prepariamo una ricca cenetta in pozzetto utilizzando il paiolato come tavolo, che risulta comodissimo, dopo aver spostato il paranco di randa. Ci prepariamo per una notte tranquilla, le occhiate saltano intorno alla barca golose delle briciole avanzate alla nostra mensa.
Lunedì 23 giugno
Giornata serena, mare calmo, vento da est circa 8 nodi, pressione stabile 1024 mbar.
L’equipaggio all’alba si gusta un bagno rinfrescante, appena usciti dal sacco a pelo, in acque limpide, pulite, in completa solitudine. A seguire una colazione abbondante, utilizzando ogni sorta di leccornia che la cambusa mette a disposizione.
Seguono alcune messe a punto dell’imbarcazione. Previa ispezione il mastro d’ascia (Carmelo) individua una piccola via d’acqua a pruavia del perno della deriva e tale via d’acqua viene chiusa a regola d’arte mediante stucco marino. Per decisione del comandante vengono posizionati dei ganci e relativo elastico all’interno della paratia di sinistra in modo da poter disporre degli strumenti necessari alla navigazione a portata di mano del timoniere.
Salpiamo l’ancora alle 10.15 e facciamo rotta per 150˚ (sud-est). Il vento è dichiarato, vento apparente 5 nodi, velocità stimata 2,2 nodi.
Passiamo verso mezzogiorno il faro Porer, una forte corrente dal lato nord del golfo del Quarnaro ostacola la navigazione e ci spinge fuori rotta. Vento debole da sud-est, restiamo circa un’ora in balìa della corrente.
sullo sfondo il faro Porer
Date le condizioni del vento che avrebbe costretto a una navigazione con lunghi e lenti bordi di bolina, rinunciamo alla traversata del golfo e facciamo rotta verso il fiordo di Medulin dove arriviamo alle 03.00 circa e diamo ancora in 5 mt d’acqua in una incantevole baietta popolata solo da tre coppie di nudisti.
Nel tardo pomeriggio facciamo un giro esploratore a motore nelle vicinanze dove si aprono baie profonde e ombreggiate ma ahimé anche più affollate perchè raggiungibili da terra.
Pertanto ritorniamo alla nostra baietta iniziale, nello stesso punto dove eravamo ancorati e tiriamo due cime a riva.
Mastro Melo effettua una abbondante raccolta di ricci marini che poi pazientemente apre alla ricerca delle loro uova, predisponendo così gli ingredienti per un sughetto degno di un ristorante di alta cucina. La cena viene servita sulla spiaggia con grande partecipazione dell’equipaggio. Dormiamo alla ruota.
tramonto
Martedì 24 giugno
Cielo sereno, caldo torrido, foschia, pressione 1022 mbar.
Ci risveglia il sole del mattino e ci invita a fare un bel bagno. La cala dove abbiamo dormito è molto bella e luminosa.
Mastro Melo reispeziona la sentina in cerca di una via d’acqua che si è manifestata, ora la formazione d’acqua è di 1/3 di secchio al giorno, senza trovarla.
Di prima mattina esercizi callistenici e abbondante colazione in spiaggia. Dopodichè si apre l’ambulatorio per un trattamento della spalla del paziente Carmelo Sorrenti. Il dottor Moretti si cimenta in una coppettazione con un vasetto di fu Pomodoro al Basilico.
Ore 10.30 salpiamo a motore in assenza di vento verso il porto di Medulin (40 minuti) all’interno del fiordo. Ormeggiamo su una banchina con pochissimo fondale e molte alghe che rendono difficoltosa la navigazione. Effettuiamo un rifornimento di frutta, pane e acqua e ripartiamo velocemente perchè il luogo non ci sembra particolarmente ospitale.
La giornata è molto calda, caldo torrido, il vento è debole, pertanto usciamo a motore dalla prima parte del fiordo, 15 minuti.
Issiamo le vele e mentre navighiamo ci accorgiamo di un forte odore di benzina uscita dal serbatoio di scorta che si trova nel gavone a poppa, perchè in porto abbiamo dato ancora di poppa con la seconda ancora che si trovava nello stesso gavone. Quindi si procede alla pulizia della tomba dove dorme Carmelo e del gavone stesso.
Doppiamo capo Marlera alle ore 15 e facciamo rotta verso nord cercando di sfruttare al meglio il vento di sud-est che nel frattempo si è dichiarato, circa 6 nodi. Esploriamo un tratto di costa a nord del fiordo di Luka Budava il cui ingresso sud è segnalato da un vistoso promontorio calcareo. Dopo un ampio giro di perlustrazione individuiamo una piccola baia, la più vicina delle diverse del golfo, al capo sud di Luka Budava.
Diamo ancora in 10 mt di fondale misto, dopo esserci assicurati della buona tenuta dell’ancora provvista di grippiale ormeggiamo la barca sul lato nord della caletta nei pressi di un moletto naturale. L’insenatura è selvaggia, incantevole, ma lo scirocco ha depositato una quantità di rifiuti di ogni genere. L’equipaggio viene impegnato in un intenso lavoro di pulizia di una bellissima spiaggia di ciottoli bianchi. Durante questo lavoro Carmelo recupera una stupenda barra di timone d’epoca, probabilmente in frassino. L’esame della barra in ottimo stato di conservazione indica che probabilmente essa fosse la barra di rispetto di una barca importante in legno che abbia trovato difficoltà durante una burrasca. La barra viene stivata a bordo in attesa di un suo utilizzo da parte del gruppo velico.
La cala è molto selvaggia ed è in sintonia con lo stato d’animo dell’equipaggio di Ginevra che ne approfitta per godersi un meritato bagno mentre il sole tramonta dietro la collina boscosa. La cena viene approntata a terra. Mentre ceniamo un grosso granchio esce in perlustrazione e viene immediatamente catturato dopo una furibonda battaglia a suon di pentolate e riposto in attesa di una decisione definitiva sulla sua sorte, nel secchio azzurro.
Passiamo una notte tranquilla alla ruota che, per la prima volta dall’inizio della navigazione è anche asciutta grazie ad una leggera brezza da nord.
Riceviamo un gradito messaggio da Laura con bollettino meteo che annuncia una giornata di tempo buono con vento debole da nord-ovest e mare calmo. Siamo molto grati a questi bollettini che riceviamo da Laura dato che l’equipaggio non riesce a sintonizzarsi su canali che trasmettano bollettini meteo né jugoslavi né italiani.
Mercoledì 25 giugno
Barometro in leggera salita, 1022 mbar, cielo sereno, leggero foschia. All’alba mare calmo con leggera brezza di terra. La notte alla ruota è passata tranquilla. Viene catturato un altro granchio piccolino, prima di salpare verrà liberato con decisione unanime dell’equipaggio insieme a quello che ha passato la notte in cattività.
Dopo l’usuale rito del mattino: bagno, esercizi, colazione, leviamo gli ormeggi alle ore 11:30 (oziosa crociera istriana).
Mare calmo, vento debole, a refoli. Sole implacabile. Siamo costretti a coprirci come beduini nel deserto. Esploriamo a motore l’insenatura di Luka Budava, la quale offre dopo l’ingresso due accoglienti calette, una a dritta con spiaggia di ciottoli pulita, una a sinistra ricoperta da immondizia. Il fondo della baia è occupata da strutture destinate all’allevamento del pesce e in parte è precluso alla navigazione. Nel frattempo si è alzata una leggera brezza che ci permette di spegnere il motore e issare le vele, ore 12:15.
Proseguiamo la navigazione seguendo la costa dell’Istria, all’interno del golfo del Quarnaro, verso nord.
Risalendo da Vignole verso nord la costa è più popolata rispetto al tratto tra Vignole e capo Marlera che è spopolata.
Risaliamo verso Abbazia con l’intento di esplorarne gli approdi. Segnaliamo una serie di baie iniziando dal firdo di Vignole verso nord, tutte idonee all’ancoraggio ridossate da tutti i venti meno quelli provenienti da est. Queste calette in genere sono piuttosto sporche, i detriti lasciati dal mare, soprattutto la plastica, le deturpano penosamente. Il campeggiatore velico che volesse adibirle a rifugio notturno si troverà immancabilmente coinvolto in un lavoro di pulizia. Tra le poche baie pulite e isolate segnaliamo quella a destra dell’ingresso del fiordo di Luka Budava (non la prima piccolina ma la seconda più ampia e prfonda). Lì abbiamo dato ancora al termine del nostro lungo viaggio di esplorazione. Una menzione particolare merita un episodio che ci è capitato durante la navigazione nel tratto più a nord da noi toccato durante questa crociera. Si tratta della cala Caval (Uvala Caval) prima dell’ingresso dello Zaliv Rasa in cui noi non ci siamo addentrati lasciando il compito dell’esplorazione del fiordo di Traghetto a chi eventualmente compirà la prossima crociera istriana. La cala di Caval è caratterizzata da una profonda insenatura alla cui estremità si trovano dei capanni e una strada di campagna che permette l’accesso alle automobili. Infatti alcuni bagnanti si aggirano qua e là senza l’appoggio di imbarcazioni di supporto. Ciononostante la cala è tranquilla e gradevole. Sul suo lato settentrionale si aprono due piccole calette in una delle quali abbiamo notato la presenza di un bidone verde per l’immondizia, abbiamo allora pensato di approfittare dell’occasione per lasciare i numerosi sacchetti di rumenta stivati a bordo. Mentre stiamo effettuando la manovra di avvicinamento veniamo preceduti da un grosso gommone con a bordo una coppia di tedeschi e tre cani di medie dimensioni che sbarcano prima di noi sulla spiaggia. Nonostante ciò diamo ancora a distanza di sicurezza dalla costa e il mastro d’ascia Carmelo Sorrenti provvisto di calzini, pinne, tee-shirt, cappello della nonna e il secchio pieno di sacchetti della spazzatura inizia una breve pinnata verso la spiaggia. Sul bagnasciuga il comitato di accoglienza è composto da tre cani famelici spaventati dall’emergere di questo mostro marino, invano trattenuti dal loro proprietario. Dopo una lunga discussione in inglese Carmelo, assicuratosi che i cani non sono affamati come sembra, si toglie le pinne e deposita la spazzatura tra l’applauso dell’equipaggio.
Riprendiamo la navigazione per arrivare a Luka Budava alle ore 18:00. L’ultimo tratto della navigazione viene fatta a motore.
Nota particolare: la baia dove abbiamo dato ancora è esattamente sull’allineamento verso est della pista aeroportuale di Pola, pertanto viene sorvolata da due aerei a bassa quota sul calar della sera.
Sul lato ovest della nostra baietta individuiamo un moletto naturale prospiciente un’ampia spianata della roccia che decidiamo di utilizzare come punto di sbarco per cena, colazione, bagno e varie necessità. Pertanto tiriamo due cime a terra per permetter l’avvicinamento alla banchina. Le acque sono sufficientemente profonde e la banchina viene attrezzata, mediante l’infissione della barra d’epoca di cui Ginevra è ormai dotata, di una bitta. La località è veramente signorile e comoda (quartiere residenziale) dotata di tripli servizi. La sera rimane completamente disabitata. Dopo cena, lasciato l’ormeggio, passiamo una notte tranquilla alla ruota.
Giovedì 26 giugno
Ci sveglia il sole, giornata calma e tranquilla, anche se nel cielo dopo diversi giorni notiamo qualche lieve formazione nuvolosa. Mare calmo, leggera brezza di terra. Pressione invariata 1021 mbar.
Effettuiamo le consuete operazioni mattutine riormeggiando alla banchina naturale. La nostra terrazza si presta alla pratica dei nostri esercizi ginnico-callistenici e fisioterapici (della spalla). Il sole si fa subito sentire in maniera decisa. Salpiamo alle 10:30, a motore, in assenza di vento e facciamo rotta verso il faro Pirer (Punta Kamenja). Giornata calda, mare piatto, il bollettino da un vento da nord-est che non si vede. Navighiamo a motore quasi tutto il giorno tranne un breve intervallo (motore dalle 10:30 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 19:30). All’altezza di Pola iniziamo a cercare una cala sufficientemente isolata per passare la notte senza riuscirci. La baia di Pola è preclusa agli ormeggi, tranne il porto, Brioni è ormeggio regolamentato a caro prezzo, Fažana solo per traghetti e Valbandon appare molto affollata. Proseguiamo a motore per altre 5 miglia verso nord con l’intento di esplorare la costa fino a Pisuli. Ci rendiamo conto che l’intero tratto di costa è accessibile in auto e pertanto molto frequentato. Poi c’è il villaggio di Barbariga e infine la baia di San Pavo da un vastissimo campeggio semi-organizzato che arriva fino a Pisuli. Diamo quindi ancora all’interno della baia, ridossati asolotto dei gabbiani che si trova sud della punta di Pisuli.
lo chef Gianni prepara il pranzo in navigazione
La giornata di navigazione è stata movimentata dalla pesca di tre pesci, uno si è liberato, un’occhiata e uno sgombro che vengono utilizzati per preparare un ottimo risotto con sugo di pesce (complimenti unanimi allo chef Gianni che ha rischiato di ustionarsi un piede) consumato al ristorante “da Ginevra” allestito sull’isola dei gabbiani. I graziosi volatili rumoreggiano fino al calar delle tenebre che avvolgono come un manto l’intera baia, gradevolmente sprovvista di illuminazione, fatta eccezione per un piccolo lumicino nelle vicinanze di un chiosco improvvisato. La serata è umida. La notte tranquilla. Rimaniamo con una cima a terra in circa un metro d’acqua.
Venerdì 27 giugno
Cielo leggermente velato, giornata calda, vento nord-nord-est, mare leggermene mosso, pressione invariata 1021 mbar.
La colazione del mattino avviene in condizioni leggermente precarie, dato che ci si alza un po’ più tardi del solito c’è un caldo torrido. Impariamo che la natura va assecondata nei suoi ritmi ed esigenze. Cerchiamo di rimediare a ciò montando la tenda-cagnaro che ci siamo portata dietro consistente nel sopratetto di un igloo e la sua paleria che abbiamo alzato mediante un grosso ramo. Ciononostante il refrigerio è minimo e lo spazio è ristretto. Il secondo insegnamento ci viene dall’aver ritrovato il filone di pane, riposto in una cassetta non ermeticamente chiusa, mangiucchiato dai topi. Della serie la natura non perdona mai gli errori.
Quindi: 1) sarebbe opportuno fornire la barca di un tendalino bianco delle giuste dimensioni che in assenza di un molo ombreggiato o ombreggiabile permetta di far colazione a bordo; 2) un buon campeggio velico richiede sempre ordine, che ogni cosa vada al suo posto e che nei momenti cruciali della giornata, partenza, arrivo, notte, tutto venga ispezionato e messo in ordine.
Esploriamo il tratto di costa (baia San Pavao) da Barbariga a San Pavao. L’unica baia utilizzabile per il campeggio nautico ed isolata è quella subito a sud di Pisuli, alle cui spalle si trova un cancello metallico verde, che permette l’ormeggio al massimo di due/tre barche. La cala di San Pavao è molto accogliente ma tutta limitata da accampamenti lungo il bosco prospiciente. Chiediamo informazioni per fare rifornimenti ma non ci sono spacci.
Cerchiamo, senza riuscire ad individuarlo, l’ingresso dello stagno, pertanto alziamo le vele e facciamo rotta prima su Gustina che salutiamo lasciandola a poppa e poi verso il faro, con una tranquilla andatura di bolina.
La navigazione a vela verso il faro è allietata dall’incontro con una coppia di grossi delfini che graziosamente danzano a prua della nostra barca. Per seguire i delfini siamo usciti di molto dalla nostra rotta dirigendoci sopravento verso il mare aperto. Questo allontanamento dalla rotta è stato gradevole e ha compensato la fatica di molti giorni di navigazione con molto sole e poco vento.
incontriamo i delfini ...
... doppiamo il faro alle ore 14:00
Puntiamo, vento al traverso, sul porto vecchio di Rovigno andando a ormeggiare Ginevra sul molo antistante la piazza del mercato. Veniamo avvisati che quel molo è riservato ai taxi e che alle barche in transito è riservata una parte del molo più a nord dove effettivamente ci sono dei posti liberi. Ma visto che le barche-taxi delle gite non rientrano prima delle 17:00 decidiamo di rimanere il breve tempo necessario per un veloce rabbocco della nostra cambusa. Lasciamo Rovigno verso le 16:00 e tranquillamente prima a motore e poi a vela torniamo verso la baia di Polari e poi Vestar.
Lentamente alla nostra dritta scivolano via le isole ormai familiari e la famosa meda di allineamento. Tiriamo un lungo bordo lasciando le secche alla nostra sinistra per poi dirigerci a nord dell’isola di Vestar dove diamo ancora.
Nel cielo sono comparse alcune nuvole che sembrerebbero promettere la prima pioggia dopo otto giorni di caldo torrido. Nell’aria c’è una densa foschia. Filiamo una cima a terra, ci ormeggiamo dopo tonneggio, di prua al moletto e sbarchiamo a riva il necessario per cena e colazione. Come ormai di regola la cena è abbondante e gustosa.
Dopo cena all’imbrunire percorriamo un itinerario esplorativo che ci permette di compiere il periplo dell’isola. Scopriamo così terrazze naturali di grande respiro a sud dell’isola che non avevamo mai notato durante la navigazione. Dopo esserci distanziati dal moletto ci ritiriamo nelle nostre cuccette al suono fragoroso del camping che cessa alle ore 11:30.
Nel cuore della notte il fremere della barca e il sussultare delle drizze svegliano l’equipaggio, mettendo la testa fuori dal passauomo una sferzata violenta di bora, mentre il cielo è diventato vividamente stellato, ci impone di rivedere l’ormeggio. Tonneggiamo la barca, mettiamo la prua al vento, laschiamo la cima a terra, ora cima di poppa, diminuendo la tensione. Per maggior sicurezza ormeggiamo la barca anche a un gavitello, la barca si trova così ad avere a prua due punti di ormeggio afforcati, mentre la cima di poppa viene lasciata in bando. In questo modo la tensione che percorreva la barca si attenua. Il vento è forte ma c’è poca onda poichè viene da terra. Ci rendiamo conto di quanto sarebbe importante in queste situazioni, disporre di un cavo di ormeggio sufficientemente robusto, di quanto sarebbe stato utile avere una bitta di prua che permettesse il passaggio di una cima all’interno della bitta e bitte di poppa più grandi e robuste. In realtà la barca è dotata di una robusta cima di ormeggio che si trova nel calavele ma che a quel punto diventava difficoltoso utilizzare. Sarebbe opportuno per la crociera avere una cima di maggiori dimensioni direttamente impiombata all’ancora della barca. Per sicurezza fissiamo una delle due cime a prua al piede d’albero e ci rendiamo conto che non c’è il perno passante, pertanto fissiamo la ritenuta di sicurezza direttamente nei fori della scassa dell’albero (quello stesso foro mediante cacciavite sarà utile per disarmare l’albero mediante la manovra con il solo strallo e lasciando in sede le sartiole).
La buriana dura qualche ora, all’alba è seguita da una fragorosa pioggia che allieta il riposo dell’equipaggio.
p.s. Il comandante questa notte ha dormito poco.
Sabato 28 giugno
... ci risveglia la pioggia mentre spifferi di aria fredda entrano dal tambuccio, il passauomo è già stato chiuso nella notte. A malincuore usciamo mentre gli ultimi scrosci di pioggia cadono tutt’attorno e la bora diminuisce d’intensità. Dobbiamo risolvere il problema di come recuperare la cambusa rimasta in spiaggia e ci rendiamo conto che avvicinarci da sopravento al moletto con i dintorni popolati di scogli potrebbe rappresentare un rischio per Ginevra. Decidiamo di gonfiare il tender e utilizzarlo per il trasbordo. Al fine di garantire l’incolumità del mezzo e di chi lo manovra, che potrebbero finire su una rotta verso il faro assicuriamo il battellino alla barca con delle cime e la riva viene raggiunta facendo forza sulla cima d’ormeggio di poppa. Al ritorno il battellino è talmente pieno che il malcapitato ... deve tornare a nuoto sotto l’imperversare delle ultime fredde raffiche di bora (l’acqua in realtà è calda).
Colazione a bordo, dopodichè Ginevra e il suo equipaggio si dirigono mestamente a motore, prua al vento, verso il porticciolo del campeggio di Vestar, ultima meta di questa POCO oziosa crociera istriana.
La gru di Vestar depone Ginevra sul suo carrello (nel frattempo recuperato dopo una traversata del bosco al camping Polaris dove macchina e carrello erano rimasti parcheggiati per otto giorni).
Post Scriptum - Ginevra gentilmente ci offre la sua ospitalità per uno spuntino a base di pasta della sera prima all’ombra di un esile cipresso.
Nella gallery si possono vedere tutte le foto (Istria - giugno 2008)
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